Ci sono tracce della parola in poesie dove si cerca di dare una dimensione razionale a concetti astratti e irrazionali, come in "Never to reach the oblivious dark" ("Mai raggiungere l'immemore buio") di Dylan Thomas, che utilizza l'espressione "Planning what's good" ("pianificando ciò che è bene"), oppure come in "fin de soirée" di Michel Houellebecq, dove compare "planning de l'horreur" ("pianificazione dell'orrore").
Il concetto di pianificare inteso come "fare un piano" è rintracciabile invece nella poesia "Esuli" del poeta greco Costantino Kafavis, dove nei versi finali parla di "piani" che "riusciranno":
<< [...]
Abbiamo avuto buone notizie,
e sia che a Smirne succeda qualcosa,
sia che si muovano dall'Epiro i nostri amici,
i nostri piani riusciranno, faremo cadere Basilio senza fatica.
E cosi a nostra volta ci faremo avanti anche noi.>>
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